Underwater

Il corpo perde peso, la pressione aumenta, il blu si fa più scuro degradando in grigio. Divenendo buio. Affondi lo sguardo verso il mare aperto e non distingui più il colore. Tutto è inghiottito, soffocato dal mistero. Il mare nasconde, zittisce, copre e restituisce. Dona a chi lo attraversa nuove percezioni. Di sè e dello spazio intorno. I colori si confondono, mutano per poi diventare i colori dei ricordi, sbiaditi e tenui, o i colori metallici dell’ignoto, del futuro, cupi e saturi. Capovolti i piani, assordante il silenzio, leggera e confusa la gravità, prorompe d’un tratto e internamente una solitudine profonda. Un lieve senso di angoscia ti coglie lasciandoti frastornato, disorientato, perduto nel mezzo del mistero.

Ti lasci poi vincere da quella sensazione e ti abbandoni, ti concedi totalmente al suo molle abbraccio. Ci cadi dentro e lasci che il tuo corpo inventi nuove traiettorie. Il tempo sembra non passare o forse trascorre velocissimo, semplicemente non esiste. Non esiste un prima e un dopo. Immerso nella trasparenza solida e liscia delle profondità, sei un cosmonauta che vaga nell’universo, prigioniero di un oscuro, meraviglioso sortilegio. Sei tu e l’acqua. Sei tu e nient’altro. Sei immerso nell’elemento primitivo del tuo essere. Sei nel grembo della vita.

Sei la vita.

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